martedì 21 luglio 2009

travelling-hight


Aeroporto di Francoforte ore 7:36 19 luglio 2009


Ricatapultata nella parte pulsante della vita. La condizione a me favorita. Quella stancante e meravigliosa del viaggiatore.
Caricata all’aeroporto dall’amico Pillolone, scopro, con grande sconforto del mio “breve” compagno di viaggio, che l’aeroporto da me economicamente scelto si trova in un'altra Francoforte, a 130 km da quell’altra, quella grande, quella di Heidi. Friedrich (il Pillolone, nome calzante a pennello scelto dal mio fidanzato, per rendere l’idea della mole e dell’andatura del noioso tedesco che tanto gentilmente ha provveduto ad acquistare il mio biglietto per gli Usa) ha un espressione stanca e spossata, e la mia paura che in realtà sia un maniaco sessuale e che mi stia per portare in qualche campo sperduto della Germania per approfittare bassamente di me aumenta di km in km. Fortunatamente Pillolone rispetta il nome che gli è stato appioppato, e non muove un muscolo, anzi, rimane zitto per tutto il viaggio, mi offre un caffè (di cui avverto ancora le dolenti piaghe sul palato in quanto impegnata a finire tutto d’un sorso l’orripilante beverone pur di non dover parlare con lui…che di parole non ne ha…) in una stazione di servizio, si lamenta del fatto che in Germania le autostrade siano gratuite, e che quindi i turisti non le paghino (ma a lui che cippa gliene frega?!?), mi delude per l’ennesima volta rispondendo alla mie domande fatte tanto per parlare di qualcosa: no, non sa chi siano i Green Day, no, non ha visto “The terminal” con Tom Hanks, e no, non sa proprio chi sia questo Stanley Kubrick, lui non ha tempo per queste cose. Io gli rispondo che allora sarebbe bello che si suicidasse perché lui e quelli come lui sono inutili a questo mondo. Ovviamente non dico nulla di tutto ciò. Lo guardo e sorrido da ebete.
Pillolone Mi accompagna ai terminal e mi ammonisce sui bagagli a mano dicendo che non mi avrebbero fatto portare la borsa, di nasconderla assolutamente nella valigia, cosa che poi uno steward della compagnia smentirà immediatamente. E cretino Pillolone. Che finalmente mi lascia sola, liquidato da un regalaccio del cavolo acquistato un ora prima all’aeroporto. Col sorriso, felice se ne va.

Galeotto il messaggio del mio amor, che mi chiede se sono arrivata, per rendermi conto che non ho soldi per rispondergli, vedo uno steward indiano, il quale gentilmente si offre di accompagnarmi ad acquistare una scheda per poterlo chiamare, e, visto che sono destinata a passare la notte sveglia in quella città delle partenze, si offre anche di farmi da gentil guida all’interno dell’aeroporto. Un po’ il Tom Hanks della situazione mi ci sento. Prendiamo un fantasmagorico treno sospeso nel nulla per arrivare al terminal 2, e chiacchieriamo davanti ad un caffè caldo e terribile (non mi disabituerò mai all’espresso).
L’indiano dallo strano nome mi illustra il proprio lavoro come fosse il più bello del mondo, il che porta me ad invidiarlo addirittura un pochino. Il sonno mi sta trivellando le palpebre, decido di tornare nei pressi del mio check in e dormire un’oretta, si sono fatte le 6:30 del mattino, al mio risveglio, il collega dell’indiano, indiano pure lui, mi avverte che il volo è 2 ore in ritardo, come magra consolazione si offre di farmi saltare la coda al check in (dove una stronzetta crucca sostiene che il mio soggiorno è più di 90 giorni, e che quindi devo cambiare il biglietto, fortunatamente la maledetta alemanna si rende conto di non saper contare, e si scusa umilmente con la sottoscritta che nel frattempo ha avuto 3 attacchi cardiaci…) e, farmi viaggiare comoda comoda in prima classe con un biglietto di seconda. Eh si, mentre scrivo questo un sorriso sornione è stampato sulle mie labbra. Ah…a questo punto, non vedo l’ora di cadere fra le braccia di morfeo…peccato che al volo manchino ancora 4 ore. Grrrrrrrrrrrrr

Ritiro il mio entusiasmo, i sedili di prima classe sono scomodi quanto i secondi. Non ho praticamente chiuso occhio, ho ingurgitato cibo pessimo e sn stata ammorbata di parole dal mio vicino di poltrona, un medico russo residente a Las Vegas, Frank, la persona più logorroica che abbia mai ascoltato … cibo pessimo ed un atterraggio con i fiocchi, fermata dagli agenti in quanto sprovvista di indirizzo di destinazione (quello di Igi).
Fortunatamente rilasciata, dopo i commenti ironici fatti da un agente che somigliava a Schwarznegger sulla quantità di valigie portate, sul fatto che sembrassi barbie, e sul fatto (cosa che mi rode ammettere) che il mio inglese fosse letteralmente pessimo…beh...almeno i miei capelli non erano giallo polenta come i suoi.

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